Il mio knock-out al cancro

Il mio knock-out al cancro
Nessuno può colpire duro come fa la vita. Perciò andando avanti, non è importante come colpisci. L'importante è come sai resistere ai colpi, come incassi, e se finisci al tappeto hai la forza di rialzarti! Così sei un vincente! Rocky

sabato 7 giugno 2014

Con il cancro dentro, siamo guerriere senza paura





La chemio finalmente è finita, con tutti i suoi alti e bassi. La tappa che fa più paura l'ho superata e come vedete sono ancora in piedi, combattiva più che mai. La mia vita è cambiata? Non lo so. Come vi ho già detto e ripetuto, quando una donna ha il cancro è sola. Questo magari anni fa. Adesso con Facebook, la sensazione di solitudine è diversa, perchè vedi tante donne con il tuo stesso problema, ti danno la possibilità di esprimerti e tante donne come te, ti danno risposte a domande che credevi inspiegabili. Per esempio la radioterapia. Quando è toccato a me, non avendo a disposizione facebook, e quindi non potendomi confrontare con le donne che come me stavano passando questa fase, non sapevo minimamente cosa fosse. Mi chiedevo: cosa sarà mai questa diavoleria? fa male? ha le stesse controindicazioni come la kemio? Visto che sono passati sei mesi, la radioterapia mi permetterà di andare a lavorare? perchè a me la cosa che mi mancava dio più era il lavoro. Il mio primo giorno di radioterapia mi spiegano tutto nei dettagli. 30 sedute. Il dottore mi dice che per prima cosa bisognava fare un piccolo tattoo, scherzando mi parla di farfalle e cuoricini e finalmente un pò di tensione va via. Vedo quella macchina così grande... UN MOSTRO!!!Io sul lettino e gli infermiere che sistemando la postazione, parlano delle loro cose, di come avevan passato il weekend. Ad un certo punto escono tutti e mi lasciano sola. Così all'improvviso! CHE COLPO! Sento che il mostro si mette in "cammino". che brutto rumore che fa. Si alza, si abbassa, gira e poi di colpo si ferma. Una luce rossa di ferma sul tattoo. Guardo quella luce rossa e dentro di me penso che è la luce della salvezza. Il tutto finisce presto ed io mi alzo dal lettino più combattiva di prima. Esco e mi accendo una sigaretta.Eh si, io fumo e non ho mai smesso. Io come una bambina piccola, ho aspettato in tutti questi mesi che un dottore mi dicesse  "tu devi smettere di fumare". Molti medici mi chiedevano: "tu fumi?" ma mai nessuno mi ha detto: "devi smettere di fumare". Lo so sembro scema, ma io avevo promesso che avrei smesso nel momento in cui un medico me lo avesse detto. Ritornando alla radioterapia. Dopo la prima seduta ero convinta che il tutto sarebbe stata una passeggiata..  Sapendo che potevo tornare a lavoro, e con una grande voglia di tornarci, di rendermi utile, sono tornata a lavoro. Ho spostato l'orario della radioterapia alla sera, così, grazie a mio genero, che tutte le sere mi accompagnava alle 18:15 in ospedale e mi aspettava pure durante la seduta. (Grazie Lillo.).  E sono passate così, anche le 30 sedute. Sto qui. Femara per 5 lunghi anni, sempre alla stessa ora, tutti i giorni. Sulla prima scatola di Femara mi sono scritta la data del primo giorno. Gli effetti collaterali, non era poi così devastanti come temevo. La mia fisioterapia sapete dove l'ho fatta? A lavoro. Ho fatto un patto con i miei colleghi del magazzino. I cartoni del primo piano, li metto al secondo. Considerate che un cartone pesava 10 kg minimo. E quei due miei poveri colleghi erano costretti a rimettere i cartoni al primo piano, al loro posto. (Grazie Franco, grazie Gianni). Approfitto di questo spazio per dare una risposta pure a Filippo. Una risposta ad una domanda che mi hai fatto e a cui non ho mai risposto. Tu mi hai chiesto "perchè sei già tornata a lavoro, senza capelli, così debole"  Perchè, caro Filippo, dovevo sentirmi utile, capace di lavorare. Alzarmi la mattina e dire "Brigitte, se riesci ad andare a lavorare, tutto sarà più facile, vuol dire che la tua vita non è finita". Eh già, la tappa della vita che ti cambia l'anima. Oggi, davanti ad una difficoltà, non ti disperi più, e lo affronti con forza e coraggio. Pensi " se hai superato il mostro, tutti questi mostriciattoli non si presentano, con un colpo di scopa li spazzi via. Non pensate però che sia tutto facile. La puara mi si presenta ad ogni controllo in ospedale. I tempi per di più si prolungano. Prima il controllo è ogni sei mesi, poi ogni anno, adesso ogni due. La paura diventa sempre meno, ma c'è! Una volta ad un controllo, ho detto al dottore, prima di consegnargli tutto: "dottore non ho niente" e lui mi guarda stupito e mi fa " e come fa a saperlo, ha letto le analisi?". No, caro dottore, me lo sento dentro. Infatti sono venuta senza angoscia e preoccupazione.Chiaramente le paura ogni tanto tornano, ma noi donne con il mostro dentro abbiamo una forza che nessuno conosce. Siamo guerriere senza paura, Adesso vi lascio. Un abbraccio forte. Vi voglio bene tutti. Grazie per i commenti e i messaggi. Se avete bisogno, io ci sono!

sabato 26 aprile 2014

Il mio primo incontro con la chemio







La chemio. Mi chiamano: è ora! Paura e angoscia che salgono sempre di più, ma lo devi fare perchè secondo i dottori ti salva la vita. Alzarsi la mattina presto e fare 30 km sapendo che devi fare una terapia spaventosa. Sai cosa ti aspetta? Ho letto tanto sull'argomento, ma leggere è una cosa, farla un'altra. Le mie gambe diventano pesanti, più si avvicina il reparto e più il passo va a rilento. In sala d'attesa, tante persone stanno aspettando come me il loro turno. Quante donne calve con cappello o parrucca. Quante domande dovete ancora farmi? Si, sono stata operata. Si, è andata bene. Si, prendo le medicine. Ha perso peso? Ma quando mi fate entrare in quella stanza maledetta? Non vedete che ho paura? Che non riesco a stare in piedi? Il mio corpo e la paura, un'unica cosa. Mi danno pure un panino e il succo di frutta. Allora la giornata sarà lunga? Ma chi riesce a mangiare? Sulle infermiere posso dire che sono gentili, mi fanno vedere tre sacche di liquidi. Due bianche e una rossa. Mi spiegano che la rossa è quella che mi farà perdere i capelli. Io senza capelli? Naaaaa, io sono diversa da tutta questa gente calva. Io sono forte. Io sono un extraterrestre!. Sono stata seduta per ore ad ascoltare gli altri, le loro storie, da dove venivano. Ognuno di loro aveva una storia di vita vissuta da raccontarmi. Io non parlo, ascolto. Posso stare ore ed ore in mezzo a 100 persone, senza parlare. è un difetto, sono timida. Nella stanza con me cìera un vecchietto. Lo ammiravo. Combatteva contro il cancro. Mi raccontava la sua storia. 79 anni, iscritto all'università della terza età per imparare spagnolo. Mi faceva lezioni. Ridevamo. Se ci penso, quanta forza aveva quell'uomo. Mi diceva di non abbandonarsi, che bisogna sempre lottare. Ho scelto di mangiare il mio panino con lui, perchè per un attimo mi ha fatto dimenticare che avevi un ago con del veleno conficcato nel braccio. Il giorno dopo non era diverso come gli altri giorni. Pensavo realmente di essere forte veramente: Superman! le mattine seguenti facevo sempre la stessa cosa. Mi tiravo i capelli. Niente, erano lunghi e belli. La seconda chemio l'ho affrontata con meno paura. Eh già, non sono un'extraterrestre, non sono superman! Ho passato tutto quello che passa una persona che fa la chemio. Una seduta mi è stata anche fatta fuori vena. quel giorno ricordo che sentivo un bruciore al braccio, ma pur di non dare fastidio non ho detto niente. Che sbaglio enorme! 3 giorni di inferno, con ricovero d'urgenza. Un consiglio mi sento di darvi. Quando sentite qualcosa di diverso dalle altre volte, ditelo. Non abbiate paura di essere seccanti. Ed ecco che quel giorno è arrivato. Mi sveglio con ciuffi di capelli in mano. Una tragedia. Non ho fatto altro che piangere giorno e notte. Sapete, poi tutto diventa abitudine. Mi sono comprata una parrucca. Per quel poco che uscivo andava bene. Mi dicevo: cresceranno più forti e più lucidi di prima. Per sei mesi mi sono chiusa in casa, senza mai uscire. sapete cosa mi mancava più di ogni cosa? Il lavoro. Ogni giorno non vedevo l'ora che il dottore mi desse il permesso di tornare a lavoro. La chemio è finita, ma adesso mi aspetta la radioterapia, ma questa è un'altra storia e ve la racconterò la prossima volta.. Un abbraccio fortissimo, un bacio grandissimo e un grazie a tutti quelli che mi leggono, mi commentano e mi incoraggiano. Sto imparando ad usare il computer, quindi abbiate pazienza, prima o poi imparerò pure a rispondere ai commenti. Datemi tempo. Bacio. Brigitte.

giovedì 17 aprile 2014

Il giorno del primo incontro in sala operatoria




Quanti pensieri ti passano per la testa prima dell'intervento. Come sarà la tua vita dopo? hai la forza per affrontare tutto questo? La gente ti capisce? La tua famiglia? Ti sembra che per loro sia tutto normale. Ti vedono in piedi e ti vedono fare una vita normale. Cucini, pulisci casa e a volte dai loro pure una risposta ai loro problemi. Non sanno che tu hai il cancro? Hai notte e giorno un solo pensiero "la morte". Cancro= Morte. Due parole e lo stesso significato. Ce la fai? Sai che devi affrontare i dolori.Ma sei forte. Fai vedere a tutti che sei forte. Lo dici pure "non preoccupatevi per me, io sono forte". Crolli solo quando nessuno lo vede. Il giorno dell'operazione vai vicino alla sala operatoria con i tuoi piedi. Il dottore un minuto prima ti fa la domanda "Sai già tutto o hai bisogno o hai ancora qualche domanda?" Ne avresti mille ma dalla tua bocca non esce nulla e pensi "che bello il dottore mi ha dato del tu, mi sento come se fossi in famiglia" Al risveglio non vedi nessuno ma il primo pensiero è quello di verificare se hai ancora il seno. Se sei ancora donna. La mano tocca qualcosa sotto la fasciatura e ti accorgi che c'è, che te lo hanno lasciato. Adesso tutto il resto vien da se. Tu adesso vorresti solo dormire ma non puoi perchè intorno al tuo letto ci sono marito e figli. Sono venuti da Padova, da Roma e in un certo senso ti danno pure fastidio. Loro lo fanno per il tuo bene, ma a te da comunque fastidio perchè vorresti dormire. 5 giorni di ospedale. Visto che difficilmente parli con gente che non conosci, soffri in silenzio, non capendo come mai la fisioterapista faceva fare gli esercizi di riabilitazione solo alle altre e non a te.Per poi scoprire che il dottore ha dimenticato di segnalarti. Cammini per l'ospedale e ti ritrovi davanti ad una stanza. Era la Cappella dell'ospedale. Ti trovi nell'ospedale di San Giovanni Rotondo, l'ospedale voluto da Padre Pio. Con un gruppo di persone, entri e ti siedi dietro dietro. Ad un certo punto senti un calore. C'è da dire che non sei cattolica e credi in Dio in maniera diversa della maggiorparte dei credenti. La notte dopo impazzisci. Senti un'odore forte di fiori intorno al letto.Ti alzi per controllare di non aver lasciato qualche caramella sul comodino. Non ne parli con nessuno, anche se dopo scopri cosa vuol dire, perchè ti parlano chiaramente di miracoli di padre pio e di profumo di fiori che sentono i miracolati. Ma forse non vuoi credere e ti convinci quasi per assurdo che l'ospedale nasconde tubi nel muro che emanano questo profumo di fiori. Cinque giorni dove il giorno diventa solitudine e la notte diventa giorno per l'insonnia. Torni a casa, felice di aver superato la prima tappa, senza sapere che il peggio deve ancora venire. Hai una casa bella grande e al ritorno la trovi uguale a come l'hai lasciata. Estate. L'estate pià calda degli ultimi decenni.Sai che non puoi lasciarti andare, quindi nonostante il male al braccio, continui a fare la vita di una casalinga. Alla tua famiglia non fai mai mancare nulla. Hanno pranzo e cena sempre pronto a tavola. Forse con il senno di poi capisci che hai sbagliato. Nessuno ti prende sul serio.Ti vedono in piedi. Non avendo il computer, la tua più grande amica resta la televisione. Quante stupidaggini vedi in tv in quei 6 mesi. è così inizia una vera e propria malattia, che ancora oggi reputi più forte del cancro "La depressione". Ti sale pian piano.Senti qualcosa al centro dello stomaco, come una pietra. Da un giorno all'altro non hai più le forze per fare niente. Te ne stai lì, buttata sul divano con il televisore acceso senza vedere nulla. Chi ti sta intorno, pensa che sia dovuto al cancro e nessuno capisce la tua situazione. Forse perchè la depressione ancora oggi viene sottovalutata e non viene presa sul serio. Per molti la depressione non è una malattia. Quando iniziate a soffrire di depressione non prendetela alla leggera, correte subito da qualcuno che può aiutarvi, perchè da sole non se ne esce.Siate concentrate sul cancro. Parlate del Cancro, pure quando vedete che la gente che si stacca da voi.Ancora oggi, la gente si spaventa solo a sentir parlare di cancro, quasi fosse una malattia contagiosa. Parli con la gente e confessi di avere il cancro e la gente ti risponde "perchè ne stai parlando? meglio stare zitti" o "non vengo a farti visita perchè non volevo che pensassi che ero curiosa di sapere le cose tue".Non capiscono che venendo a trovarti, male non facevano.  Quindi gridalo ai 4 venti che hai il cancro. Non nascondetevi. Abbiamo bisogno di parlare e di parlarne. Ah, non dimenticate mai di abbracciare voi per primi la gente, sopratutto quella gente che non capisce che un abbraccio vale più di mille parole buttate al vento. Un abbraccio fortissimo. Brigitte.

domenica 13 aprile 2014

Il mio primo combattimento



"A me? ma nooo! Non tocca a me, solo alle altre"

Questo è il pensiero che abbiamo tutte. Quando poi tocca a noi, il mondo chiaramente ci crolla addosso. Sette anni fa, quasi per caso, sotto la doccia. La tocchi la prima volta, la seconda, la terza. Ti viene in mente cosa avevi letto sul giornale quasi per caso "alza il braccio e palpa il seno" Eh si, inevitabilmente adesso il nodulo lo senti sotto le dita. E ti viene il freddo, i brividi e subito dopo il caldo che ti fa sudare e ti assale una grande paura.  Per tutta la giornata non ho fatto altro che toccare quel nodulo. A chi lo dici per primo? Marito? Figlie? Amiche? Decido di parlarne con mia figlia. Mi sono detta: è inutile allarmare tutti. Uno alla volta è meglio. E così inizia il mio cammino tra dottori e ospedali. Un cammino lungo e faticoso, insomma non una passeggiata. Io che l'ospedale l'ho conosciuto e visto solo per mettere al mondo i miei 4 figli, proprio io? Non so quanti dottori ho sentito. Ognuno diceva una cosa diversa e a te cresce la paura. Senti le parole "operazione", "taglio totale", "radioterapia"... CHEMIOTERAPIA! Mi chiedono di firmare un documento, perchè con molta probabilità il mio seno non sarebbe tornato come prima, non ci sarebbe stato proprio. Io non voglio firmare. Come si permette quest'uomo a chiedermi questo? Fa sparire un pezzo di me, della mia femminilità. Non parlo con nessuno di questa cosa, me la tengo dentro, e con una paura che appartiene solo a me, firmo questo documento. Il dottore mi ha spiegato che perderò tutti i capelli. Ma no!Io sono diversa, io i capelli non li perderò! Il giorno dell'intervento, nonostante i figli e il marito presenti, ti senti sola con un angoscia allucinante. Nella stanza trovi conforto dalle donne che stanno passando le tue stesse cose. Ti confronti, ti conforti, parli con loro liberamente. Senti le loro voci, tante voci con esperienze diverse ma accomunate da un unica cosa "il cancro". Ti parlano di dottori bravi e dottori meno bravi. "Speriamo che non mi tocchi quello meno bravo allora", lo dici nonostante tu non conosca minimamente i due.

Adesso vi saluto, perchè nonostante tutto ho da stirare camicie, preparare il pranzo e sistemare un pò la casa.

sabato 12 aprile 2014

Mi presento



Prima di scrivere le mia esperienza sulla malattia, mi presento. Mi chiamo Brigitte, sono tedesca e mi sono sposata con un italiano all'età di 17 anni. Questo naturalmente ha portato il mio primo cambiamento. 40 anni fa il sud italia era completamente diverso dal mio paese tedesco, che magari vedeva una donna già più emancipata. 40 anni fa, la donna non lavorava, non fumava, non usciva con le amiche. 40 anni fa, se facevi una passeggiata sola, la popolazione si allarmava. Questo cambiamento mi ha portato ad un momento di grave solitudine, per via anche della lingua italiana che non che capivo. Vi immaginereste ad una festa cinese, dove l'unico italiano siete voi? Il mio motto allora era "tutto va avanti quando hai la forza di volontà". Oggi ho 4 figli maggiorenni, lavoro da 30 anni come operaia e l'italiano lo conosco molto bene, anche se a scriverlo ancora non sono brava. (per questo ci penserà mia figlia a correggermi le bozze). Non voglio parlare più della mia vita. Ormai ho 58 anni e quel che è stato è stato. Voglio parlarvi della mia malattia e di come l'ho superata,con la speranza che possa essere utile a chi ahimè a chi ha a che fare con il cancro. Quel brutto male che si insidia dentro di te e ti fa mancare il fiato. Spero di non annoiarvi. Un bacio Brigitte.